Come se non ne avessimo già abbastanza di nostre, ora ci troviamo anche a dover fronteggiare nuove forme di criminalità organizzata, vere e proprie mafie che giungono da paesi lontani. Così, dopo quelle asiatiche e sudamericane, oggi la cronaca da notizia di una holding del crimine nigeriana, ben radicata nel nostro Paese. La rivelano gli esiti si una vasta operazione della polizia di Stato (denominata ’Black Axe’), coordinata dalla Dda di Palermo, che con 17 fermi operati in tutta Italia, ha disarticolato un’organizzazione mafiosa che contava addirittura nel suo organigramma uno Stato con un ’ministro della Difesa’ e un ’Consiglio dei saggi’e infliggevanotorture e violenze sessuali a chi rifiutava di affiliarsi. Un organizzazione, spiegano gli inquirenti, “dedita alla commissione di gravi delitti contro la vita, lincolumità individuale, la libertà personale e il patrimonio, che era riuscita ad acquisire in modo diretto o indiretto, avvalendosi del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e omertà che ne deriva, la gestione e il controllo di redditizie attività economiche, dallillecita riscossione di crediti allo sfruttamento e al controllo della prostituzione e del traffico di stupefacenti. E loperazione di oggi ha consentito diazzerare i vertici dellorganizzazione criminalee di ricostruirne la fisionomia e la struttura verticistico-piramidale, basata su rigide regole fatte di ’battesimi’, riti di affiliazione dei membri e precisi ruoli allinterno del sodalizio. Le indagini hanno accertato proseguono gli investigatori comel’organizzazione al suo interno riproducesse compiti, funzioni e persino organigrammi tipici di uno Stato, tanto che per indicare le figure verticistiche facevano riferimento al tipico formulario di cariche istituzionali. Al ’ministro della Difesa’ era demandata la gestione delle punizioni dei disobbedienti e il coordinamento di tutte le attività esecutive dell’organizzazione, quali, per esempio, la protezione dei membri”. Poi, da mafia che si rispetti, l’organizzazione “garantiva il rispetto delle ’regole’ interne e la sicurezza dei suoi principali membri attraverso il suo braccio armato, ’Bucha’ o picchiatore”. E tra le prove documentate dagli inquirenti, desta impressione la vicenda di un uomo, violentato per una notte intera con un tubo di ferro. Ma le violenze sessuali erano riservate anche alle donne che rifiutavano di prostituirsi. Il procuratore aggiunto di Palermo Leonardo Agueci spiega cheCosa nostra palermitana “tollerava l’organizzazione mafiosa composta da un gruppo criminali di nigeriani”. “Cosa nostra ha consentito ai nigeriani di organizzare una struttura subalterna alla mafia – prosegue Agueci – erano tollerati a patto che non uscissero dal loro ’perimetro’ di appartenenza”. Il procuratore aggiunge poi che i fermi “hanno subito una accelerazione perché molti degli indagati stavano preparando la fuga dall’Italia. La polizia è intervenuta in una zona difficile come Ballarò organizzando l’operazione in pochissimo tempo. Hanno mostrato grande bravura”. Ciò che meraviglia ulteriormente è che dalle indagini è emerso che gli indagati avrebbero gestito il controllo di attività economiche illecite,specie nella zona di Ballarò a Palermo.
M.